E questo pensiero è una domanda: perché? Perché, perché, perché, perché, perché, perché?, chiede la tigre a se stessa ora dopo ora, giorno dopo giorno, anno dopo anno, mentre continua il suo interminabile andirivieni dietro le sbarre. Non può analizzare la domanda né elaborarla. Se potessimo chiederle: perché cosa?, non sarebbe in grado di rispondere. Tuttavia questa domanda brucia nella sua mente come una fiamma perenne, causandole un dolore che non si attenua fino a quando l’animale non cade in quella letargia che i guardiani riconoscono come l’irreversibile rifiuto di vivere. E, com’è ovvio, questa domanda è qualcosa che nessuna tigre affronta nel suo normale habitat.
“Molto prima, anch’io avevo cominciato a chiedermi perché.
Daniel Quinn, Ishmael. 1992
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