Creare è dare sé stessi

Qual è la prima cosa da fare, di fronte a un’azione? Spogliarla dei suoi significati. Creare non corrisponde a quello che si ottiene alla fine, così come viaggiare non corrisponde semplicemente alla meta che si raggiunge. Il processo è l’oggetto, il processo sta sopra ogni cosa. Allo stesso modo, cosa importa se un albero cade in un foresta, e nessuno lo sente? Cosa vuol dire? Che forse gli alberi non devono più cadere, che se un albero cade dev’esserci per forza un pubblico?

Creare vuol dire operare un atto di creazione, viaggiare lungo il sentiero che dal pensiero arriva l’oggetto – e poi ancora oltre, come la trasmissione radiofonica nasce nella mente del suo autore ma si nutre dei contributi dei suoi ascoltatori. Così, allo stesso modo, la decima puntata trasmessa dal pianeta Rigonia ecco cosa riceve, nello scambio, nel momento in cui ha accettato di accendere le sue antenne nonostante tutto, nonostante anche la possibilità di non essere captata: il contributo di una comunità che vive delle voci della sua radio e che gioca a creare significati gli uni con gli altri.

Da principio, però, c’è sempre la volontà di lasciarsi andare, come l’albero che cade. Forse nessuno sentirà il rumore che farai quando sarai caduto – e tuttavia, se non ti lascerai andare, non potrai saperlo. Creare è lasciarsi andare, aprirsi, mettersi in gioco. Chissà: magari poi alla fine l’albero, anche se si lascia andare, non cade. Magari trova qualcuno, lì, che è pronto a sorreggerlo.

1 thought on “Creare è dare sé stessi

  1. Cochi B says:

    Sono un salice piangente…Mi muovo con il vento, non cado, ma ondeggio.

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