Dentro il fenomeno di dispersione
Siamo parte integrante di una “geografia transizionale” dalla stanza fino alla scala planetaria.Viviamo, più o meno inconsapevolmente, intrecciati da una rete invisibile.
Il filosofo Alan W. Watts descrive così questa rete: «Immaginate una rete di ragno multidimensionale, coperta di primo mattino da gocce di rugiada. E che ogni goccia contenga il riflesso di tutte le altre gocce».
Tra le note di Lorenzo Kruger e dei Nobraino siamo entrati, attraverso la nona puntata di “Concerti di idee in azione nel Quinto Paesaggio”, dentro il fenomeno della dispersione cercando di risolvere l’equazione dell’arcobaleno con ospiti stimolanti e stimolati.
Un fenomeno naturale in cui la dispersione produce un effetto spettacolare è per l’appunto l’arcobaleno.
Ai microfoni di Radio Antidoto abbiamo avuto l’onore di dialogare con Gabriele Proglio
ricercatore di storia contemporanea presso il Centre for Social Studies dell’Università di Coimbra, che ci ha raccontato dei suoi studi sulla memoria coloniale e di condizione postcoloniale in Europa, sulla storia orale e soggettività, sulle migrazioni e la mobilità nel Mediterraneo.
Il dialogo è passato poi all’attore e performer Fabio Ghidoni, che dopo aver tracciato la sua identità passando da MADMONK, GOLDENMONK, a FUKMONK, ora giunge al suo NOMONK e al disvelamento della sua scatola nera, l’intimità. Oggi ci ha raccontato la sua installazione performativa “Misure”, che ha portato alla creazione di un “museo” delle misure all’interno del Meletao Festival nella meravigliosa cornice dei Monti Simbruini.
I discorsi si sono fatti sempre più interessanti e “dispersivi”, fino a toccare il tema dell’entanglement quantistico e dei confini tra arte e architettura nei paesaggi antropizzati e naturali e su quale contributo può dare la realtà aumentata e virtuale nella quotidianità.
Dopodichè è intervenuta Carolina Megale di Past Experience che ha raccontato l’esperienza post pandemia del complesso museale di Populonia, nel suggestivo Golfo di Baratti, e di come hanno gestito il flusso turistico. Infatti ci si è connessi al concetto del fenomeno di dispersione per passare da quello di perdita e conseguentemente del ritrovare messo in atto all’interno del Museo Archeologico del territorio di Populonia e nell’area del Castello.
Importanti iniziative sono state attivate dall’associazione di promozione sociale Past Experience tra cui il ciclo di incontri “Creatività in cattività”.
Nei mesi della pandemia e del lockdown la creatività delle persone, e in particolare degli artisti, non si è fermata. Sono nati libri, riviste, collaborazioni artistiche. Sono state realizzate vignette, disegni e fotografie. È emersa la necessità e l’urgenza di raccontare se stessi, di fissare questa fase o semplicemente di esorcizzare il momento difficile che stiamo attraversando.
Di qui l’idea di Past Experience di riunire in un ciclo di incontri al Castello di Populonia quel che è stato concepito in quelle settimane in cui le città erano ferme, le strade non facevano rumore e le persone guardavano il mondo dalle finestre e dai balconi.
“Creatività in cattività” è lo spazio dedicato agli autori che raccontano le opere nate in cattività, vengono ospitati tutti gli ambiti artistici, con l’intento di condividere e lasciar volare, finalmente, libera la creatività.
Con Federico Bonelli, alla regia e ai microfoni, si è parlato di sovranità digitalizzata e della dispersione delle innumerevoli quantità di dati, in cui Radio Antidoto diventa una “rete di Indra” che connette le tante “gocce di rugiada”.
Sul finire della trasmissione dopo la canzone “Luce” dei Nobraino, Fabio parla dei lampi radio veloci e dei segnali dispersi, apparentemente casuali e unici, in cui la stessa dispersione diventa lo strumento per raccogliere tutte le informazioni per trovare la causa da dove nascono questi “lampi”.
Gabriele, infine, tratta il tema della realtà virtuale e reale nel campo dell’uso quotidiano, infatti pone l’accento sul fatto che manca la percezione di un utilizzo del virtuale che possa essere non solamente tradotto sul reale, cioè manca uno sguardo differente.
Citando “L’ordine del discorso” di Foucault si è ragionato sul fatto che le regole che governano il presente sono codificate, ma che attraverso forme di dispersioni in percorsi non mappati in archivi, si generano strutture e genealogie che non corrispondono a quello che si è già visto.
Ed ecco che arriva in aiuto il concetto di Quinto Paesaggio in cui si generano, attraverso operazioni temporanee reali e/o virtuali, dinamiche che trasformano la percezione quotidiana del territorio in cui viviamo, rendendolo unico e onirico.
Vengono fornite alla collettività nuove visioni di paesaggi, in cui l’interrelazione tra arte, architettura, design e natura generano nuove ricerche di identità territoriale e sociale.
Come suggerisce il critico d’arte francese René Huyghe: «Grazie all’atto creativo l’arte introduce nella realtà un contributo nuovo, vergine, un tipo di ricchezza supplementare per la quale nulla sembra abbia preparato la strada. […] In definitiva, l’arte esiste solo quando introduce nella realtà la ricerca, e il raggiungimento, di una qualità che è totalmente non-misurabile ma inevitabilmente vissuta nella reazione attiva provocata nello spettatore dal creatore».