Zingarofilia 1

Prima puntata. Di Emanuela Miconi

Emanuela Miconi laureatasi in Lingue e Letterature straniere all’università di Genova, è stata per quasi trent’anni insegnante in scuole di vario ordine e grado e nel 2006 ha ottenuto una seconda laurea in Filosofia. Entrata in contatto, per ragioni personali, con alcune famiglie Rom stanziate nella Francia meridionale, ha iniziato ad interessarsi alla cultura gitana, fino a farne l’argomento di un dottorato di ricerca in Letterature comparate, conseguito nel 2010 con una tesi dal titolo “Zingara strìa, zingara giudìa. Figure di alterità e marginalità, fra letteratura e storia, nell’Europa moderna”.
Come docente ha partecipato, negli anni 90, ad un progetto di
scolarizzazione di bambini Rom profughi dalla Ex Jugoslavia: ben poco,
rispetto alle aspettative didattiche, ha realizzato con i piccoli allievi
ma, in compenso, ha raggiunto lei stessa, con sua grande gioia, un discreto
livello di “romizzazione”, fatto che le ha consentito di meglio comprendere,
dall’interno, il mondo zingaro.
Ama visceralmente le lingue straniere e vorrebbe avere a disposizione
innumerevoli vite, disponibile anche al patto diabolico, pur di apprenderle
tutte, incluse quelle estinte!
Non in ultimo, appassionata di letteratura, filosofia, mistica ed esoterismo
continua, quando le è possibile, a leggere, studiare e scrivere, riempiendo
di sogni i suoi cassetti.
Vive attualmente con il marito e due cani tra la Liguria e le Alpi franco-piemontesi. Da tempo non frequenta più i campi rom (e li guarda da
lontano con un po’ di nostalgia) ma quando incontra gli amici li saluta
dicendo Mishtò e si accommiata da loro mai dimenticando di augurare a
ciascuno, dal più profondo del cuore, Taves Baxtalè.

* Mishtò e Taves Baxtalè sono i due saluti più usuali in lingua romanes,
parlata dagli zingari di tutto il mondo, rispettivamente traducibili il
primo con il nostro “ciao” e il secondo letteralmente con “Buon destino”.

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